
Serve la voce di tutti: Centri Antiviolenza, Ordine degli Avvocati, Istituzioni, Terzo Settore. Esponiamo la sua immagine nei nostri social e nei luoghi pubblici.
Serve la voce di tutti: Centri Antiviolenza, Ordine degli Avvocati, Istituzioni, Terzo Settore. Esponiamo la sua immagine nei nostri social e nei luoghi pubblici.
In più di cento paesi del mondo questo venerdì ci sarà uno sciopero delle donne, organizzato in concomitanza con la ricorrenza dell’otto marzo. Addentrandosi nelle ragioni della protesta, oltre al rifiuto di qualsiasi forma di violenza maschile sulle donne, leggiamo in più che non si tratterà solo di uno sciopero dal lavoro, ma sarà anche un’astensione da ogni attività in ambito sociale, culturale e produttivo.
“La donna aveva già denunciato il partner e si era rivolta ad un centro antiviolenza”. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Tante. Eppure l’epilogo non cambia, e ha un nome che conosciamo tutti: omicidio. O, tradotto nella sua formula più attuale, femminicidio.
Se si potesse seminare una parola per il nascente 2018 ci piacerebbe pensare alla parola “vulnerabilità”. Di questo abbiamo bisogno: parole e linguaggi che sappiano introdurci in mondi che pratichiamo ogni giorno, ma visti da un punto di osservazione sempre diverso, capace di cambiarci.
La sollevazione mediatica a cui stiamo assistendo in queste settimane riguardo l’orda di molestie sessuali consumate dietro i riflettori dello star system mondiale, fa emergere nella sua fulgida pienezza l’etimologia di una parola determinante per capire quanto sta accadendo; una parola che fin dall’antica civiltà greca, passando per il monologo seicentesco di Moliere, enuclea in sé tutto il moralismo – non dunque la morale – che permea l’involucro della società borghese: ipocrisia.
Serve una rivoluzione maschile per combattere la violenza. Le donne non bastano. Abbiamo bisogno di tutta l'indignazione umana.
Occorre lavorare ad un nuovo patto culturale. La cronaca degli ultimi giorni - dalla tragedia di Mattia Stanga e Alba Chiara Baroni, fino al drammatico delitto di San Teodoro - ci consegna, ancora una volta, un esito sconfortante per la battaglia contro la violenza di genere, e non soltanto sul piano delle vite andate perse, ma anche sul piano culturale e, più strettamente, della comunicazione crossmediale, dove, il deficit di linguaggio, la distorsione dei messaggi, la manipolazione dei fatti diventano sempre più una concausa della cultura del male.
Un percorso per riaffermare il valore della propria dignità, per ricucire le ferite che derivano dal sopruso e dalla violenza, per rimettere al centro della propria vita la dimensione del sé e delle relazioni umane e, non da meno, il reinserimento nell’ambito lavorativo e sociale.
La cultura delle pari opportunità per costruire una nuova cittadinanza europea.
"Generiamo": il primo concorso regionale sull'educazione scolastica alla cultura di genere.